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Pubblicata il 24/07/2007
Mi sovvien quell'istante,
maledii il nemico
con me stesso come arma,
di nulla facenza è la mia faretra.

Un tratto, un lampo,
un rumore assordante,
avevan torturato la mia mente, col sangue,
di un sol respiro la mia gola si langue.

Rimasi lì senza lieto avvenire
mi vide soffrire anche l'ultimo cane,
nessuna speranza, nessuna certezza,
il domani arriverà in una tiepida brezza.

Difficile è cantare
al suon della sconfitta,
un solo mormorio
attraversa un capo chino;

come di ripicca,
sento risa attorno a me,
hanno capito che son io
l'uomo, dalle perdute speranze.

Non mi diverte vedervi
tronfi sul trono,
a invocare santi,
a urlare "Perdono!"

uomini nobili
di scrupoli invasati,
laghi di menzogna,
parole illegibili.

Mi nutro di offesa
segnata è la resa,
non posso che aspettare
l'agonia che sopravvale.

Poi bandiera bianca.
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a volte perdere non significa essere sconfitti,,bravo cate

il 25/07/2007 alle 20:59

Ma ti dirò la resa era nei confronti delle troppe ingiustizie e delle malefatte di ogni giorno, sicuramente però dietro c'è un elogio a coloro che perdono e lo fanno in maniera dignitosa pensando che c'è, anzi ci deve essere, qualcosa di migliore...in tal caso ti cito una frase di Asor Rosa:
" Colui che vince non pensa perchè se pensasse non potrebbe vincere " Grazie del commento! Matteo

il 26/07/2007 alle 15:47

Grazie mille del commento! Per me hai colto ciò che davvero avrei voluto fosse colto di questa poesia poichè il mio pensiero coincide strettamente con il tuo! Grazie mille ancora! Matteo

il 26/07/2007 alle 15:50

Un percorso esperienziale di grande sofferenza, ma pregno di una forza interiore immensa.
Issare bandiera bianca può essere un motivo per guardare alla vita con occhi diversi.
Un saluto, mati.

il 26/07/2007 alle 16:16

Grazie del bel commento, reputo questa un'analisi schietta ma di cui si percepisce la profondità. Grazie! Matteo

il 26/07/2007 alle 16:43