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Pubblicata il 13/05/2007
Eccola adagio sopraggiungere

oltre le propaggine dell'occaso

la lenta camminante sera:

il suo manto cala sul cadente giorno;

ove non giunge ancor scalpita

qualche morente scaglia di luce.

Tra poco verranno le tremule stelle,

la luna, l'immoto insondabile buio.

Oltre le cimase, troverà un finestra

il cuore per una scorreria nel cielo:

lì, solitario, valicherà fiumi immaginari

tra valli immerse in arcani silenzi.

Dal margine di un lembo di infinito

frugherà il cuore nel luccichio turchino

alla ricerca di figurati affetti perduti.

L'armonia silente di celeste sfere

riporterà l'eco di voci tacitate

voci più non udite, voci nientificate.

Eh.. molti sono stati i partenti forzati;

e indietro nessuno è mai tornato!

Anch'io, pure, dovrò salutare un giorno.

L'oltrevita, l'assurdo eterno inganno,

ciascuno se lo inventa come vuole

e a piacimento lo colloca dove crede

popolandolo di accreditati fantasmi.

Ma nessuna allucinazione vissuta

integro riprodurrà miracolosa

i lineamenti le fattezze e i visi

dei vivi da tanto spariti.

Ah quale fatiscente bolla il vivere:

un soffio la esplode e nessuno saprà

mai chi, volubile, quel soffio mortale emise.
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questa poesia mi fa riconciliare con questo difficile mondo virtuale, caro michele. complimenti
deamor

il 13/05/2007 alle 13:40

Davanti a queste tue parole,
mi accorgo che ho ancora tanto da imparare!
complimenti veri...
carlosbastos

il 13/05/2007 alle 15:43