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Pubblicata il 19/04/2007
La memoria insonne perseguita la sua coda
Divora la notte le sue stelle, una ad una
Nel silenzio ascolto la mia pena
Spina tormentosa
D'aguzza solitudine
Neppur tu lenir potresti
Il disagio mio
Ma sol a Dio piacendo
Di sollevarmi è dato.
Peso gli anni,
Ne conto le gioie,
Di riccioli d'oro
Cortili e
Pane e pomodoro
La Mamma che ride
Lucciole
E moscondoro
Ma ecco
Già sento la brezza lieve scavalcar la notte,
Con guizzi ondular le bianche lenzuola
A rianimar la mano stanca
A illuminar di pallido rosa
L'umile stanza,
La mia fronte
Gode ora di nuovo tepore
E il pensier mio
Che si trascina
Fra inganno e dolore
Lento riprende il cammino
Di veglia al sole
Senz’altra langura
Né animo ultore.
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