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Pubblicata il 10/06/2002
Suono distaccato dal fragore del mondo
quasi d'altri tempi,
assonanze che tornano di lontano
tra gli echi di antiche preghiere
perse tra i ruderi
di una vecchia chiesa di campagna
che poggia le sue mura
su questo immobile tempo
silenzioso come una ruvida cartolina.

A chi giova tale cantilena o lagna?
forse è di conforto a chi non ha ritorno
e all'ombra schiudono
gli ultimi applausi della sera.

Il vento corre spettinando gli alberi
e rapisce lo sguardo che si perde nel verde,
un vasto mare che ha colline per onde
e isolate luci sparse qua e là
incastonate nel buio mosaico della notte
come tante stelle a specchiarsi in esso.

Il cielo sembra rovesciarsi nel vuoto
e un comprensibile disorientamento
si prende gioco di me
orfano di un orizzonte
a dividere in due la notte.

Dalle tenebre sorge il campanile
come un faro
ad indicare la strada
col suono delle sue campane.

Un punto di riferimento nel niente.
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bravo! molto suggestiva la tua poesia come puó esserlo un campanile lá lontano e farsene un punto di riferimento.... non soltanto visuale.
mi é piaciuta molto per la sua semplicitá.
ciao

il 10/06/2002 alle 17:36