Triste quel giorno in cui parola si confonde e perde
partita contro un muro a farsi ariete.
Rimbalzerà in eterno tra mille voci sciocche
un cacofonico coro discordante e dolce
come melassa pessima richiamerà alla mente
estivo afror di piedi e la vecchia poltrona
in cui mi sprofondavo a leggere - era il mio castello
e adesso di fantasmi è popolato.
Triste quel giorno in cui calura non si cheta
e dai capelli sprigionano scintille di leoni
le Furie scarmigliate in vana attesa.
Non c’è chi dia risposta che disseti, non c’è acqua
a sfrigolar la terra secca e la mia gola. Nel deserto
inseguo un’oasi beffarda che mi sfugge:
la sento sogghignare all’orizzonte.
Triste quest’oggi vuoto e denso come gommapiuma.
Respinta dalle mie pareti verso il centro cado
rotolando nel pozzo, la voragine aperta che sola mi sorride
(Alice sta aspettando il Bianconiglio al varco)
e perdo tutto, anche il mio nome, e non son più la stessa.
Dietro di me tutto un villaggio che non comprendo più.
(Mariagrazia)