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Pubblicata il 30/05/2006
Forse ti è rimasto solo il nulla o poco più
per raccontarti alla notte dei misteri,
ai fantasmi che ti truccano la luna
per scambiarla con falsi paradisi.
Le sento sai, amica mia, le tue lacrime
bagnarti il volto, passando tra le mie mani,
come gridi dell’anima che mi feriscono.
L’azzurro del tuo sguardo si è infranto
contro le illusioni di pochi attimi
per colorarti la bocca con sorrisi d’occasione,
avuti a prestito da chi t’insegnò a mentire.
Vorrei interrogarti, amica mia, chiederti
cosa cerchi, cosa vuoi dagli orizzonti virtuali,
dove il credo è voce che ignora il vissuto
ed il cuore solo un organo che batte per vizio!
Perché credi ti sia concesso di volare oltre l’infinito
se sai che il cielo non si prende con le mani?
Mi dici: - Non posso farci niente,
il baratro della siringa è più forte di me.
Ho cercato la felicità sulla strada delle lusinghe,
ma la voce smarrì il credo e si fece presto ferita.
Lo so che i discorsi non servono per spiegare il dolore
a chi non sente il cigolio del vagone arrugginito,
carico di delusioni e di rifiuti, che sempre più
corre veloce sulla rotaia dei giorni a venire.
Ogni giorno è un altro giorno per nuove speranze,
ma io lo so che non cambierò il pensiero del cuore
che mi tiene a guinzaglio della paura e delle tentazioni,
anche quando mi sento l’ombra che rincorre se stessa
e vedo il mio sole ritornare nella storia del silenzio,
portando con sé l’agonia di tutte le mie promesse.
Questa notte, amica mia, la luna è per me un’amaca,
dove tu dormi in attesa di rosee aurore,
è favola che mi racconta la nostra infanzia,
è la mia speranza che vuole spezzare la tua catena,
è la mia mano che vorrebbe staccare i tuoi sogni
da quella complice illusione che ti abbraccia.

Gino Rodi
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