La parola rimbalzò sui miei silenzi, sui miei difetti e su tutto. A ogni salto apriva una ferita, ogni volta più dolorosa. Verso l’esterno.
Ci sono silenzi che fanno paura
e ogni volta li riempiamo
di nulla, e restano vuoti
e prima o poi esploderanno,
pioggia di sangue, lacrime e sputi
che non ti sai spiegare.
Ci sono parole che non so dire,
lettere e suoni a me estranei,
silenzi così familiari che io
lancio contro di te.
Sono le mie sole armi, il mio fuoco,
la mia difesa, la mia fuga.
E distanze - chilometri di cielo,
mille miglia di fango e di lava,
un fiume in piena, vorticosi silenzi,
un coro d’angeli muti, ali spezzate,
corone di fiori appassiti, ammuffiti,
oscura grotta, prigione mia adorata
dove niente può essere vita.
E la parola trovò una via d’uscita insieme al sangue e alla saliva. Al suo posto una grotta crollata, e forse se ci vai a guardare c’è nato un fiore o forse neanche quello.