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Pubblicata il 09/02/2001
Vorrei, mia vita,
tradurmi in un simbolo esatto,
(fiore, libellula o mare vasto)
ma le parole raggelano in me,
tra le mie algide dita,
e si piegano labili
in vanità infinita
di veli grigi di polvere.
Immagini sbiadite,
si dissolvono i sogni
al limitare d'antiche stagioni.
Lunghi treni di solitudine
segnano amare cadenze
su rotaie corrose.
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