SOGNO DI UN INCUBO
(Thanks to R.E.M and Patty Smith)
Maledetto il film che, continuava a spararmi la
masnada caotica delle
ambrate figure, mosse
all’ipertrofica velocità
di molte marionette. E,
affossato nella tenebra, crivellato,
chiedevo al vuoto
Cosa sto facendo...qui?
Ma, il nastro, girava in proiezione
sul velo scalcagnato, ripeteva
grottesca l’evocazione,
dissennata l’orma umana. Gli anfibi
pestavano la terra arsa, le cannonate. E la
domanda deficiente
impietosa, pressava
Che sto combinando...qui?
Annoiato e, disgustato nel vento la storia
storceva l’arte, ceca turpe miseria io,
non volevo! La fine dello spettacolo,
ferirmi, ridata desolazione nel teatro marcio,
polvere sull’incuria, poltrone
squarci rosso raso sangue. La vista,
gli acumi, la latta aperta frastorno
di plastica patate briciole
Ma perché poi sono...qui?
So solo, facevo una corsa fuori.
La fuga, la giacca sulla testa
un saio per non vedere la donna
rosa scheletro, le ragnatele calavano
il cappellino infestando
gli orridi fiori finti
Quanto aspetterai ancora...qui?
Sì che, non sarei rimasto
tornare alla luce, il miraggio ardeva ancora.
Prima, l’abbaio infuocato,
il cinema, quel tanto di frescura prometteva
tentai, abbassare le palpebre. Il biglietto
speravo, non mentisse
benché piccolo, un momento di pace
Ma perché sei entrato...qui?