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Pubblicata il 04/05/2005
Son'io dei giorni
il gran cantore,
poetizzo la vita,
esprimo il dolore,
friso dell'arpa
le corde sonore,
romantica voce
che giunge dal cuore.
Se m'alzo nel sonno
quell'aria notturna
mi filtra nell'ossa
La fredda panchina
di giornali coperta
mi s'offre vacante
La mente si empie
d'un solo pensiero
Languisco aspramente
e piango l'amore
che m'han rinnegato.
Il mio desinare
son folgie d'autunno,
cicale compagne
e stelle esemplari:
di questo mi nutro
senza saziarmi.
Raccolgo la carta
che l'uomo accartoccia:
un giorno Hermann Hess
mi consigliò di volare:
da allora non smisi,
mai più di cantare.
Cari miei pari,
non prendetemi in giro,
son sentimentale,
io salgo le scale,
e voi le scendete,
io amo dell'erba,
quel che rimane,
e non la calpesto,
la curo e la veglio.
Cari miei pari,
io sono un cretino,
che salva l'onore
del mondo razzista.
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Davvero notevole! bravo!

il 06/05/2005 alle 21:15

notevole

il 07/05/2005 alle 00:18

Mille grazie

il 07/05/2005 alle 18:54

caro Arcaico la tua poesia è graffiante,espressiva,autentica.Meriti il mio plauso personale.Sei davvero il cantore che esprime la vita,con tutte le sofferenze in questi versi si legge la realtà cruda chi vive una vita randagia e costretto a dormire sulla fredda panchina, rivestita di giornali per riscaldarsi...e affrontare dure prove che il destino gli ha consegnato. Un argomento molto complesso che và affrontato con serietà. Buona serata a te Dory

il 13/05/2005 alle 00:17