A Ludovico e Federico
Morirò un giorno,
e le vostre mani negli occhi,
saranno la luce, il sale,
la radice estrema della vita,
la dolcezza che mutato ha il mio destino.
Correrete le irte strade del mondo e pietrose:
vi aspetterò addormentato.
Sentirete il vento di Marzo riempire le vene,
l’azzurro profumo del mare ad Agosto,
la nostalgia della pioggia ritrovata di Settembre
e gli anni che passeranno sulla vostra pelle:
vi aspetterò addormentato.
Nel triste mutare delle stagioni,
nei canti lontani che sentirete notturni,
nella progenie ventura,
troverete il volto del padre.
Finalmente verrà il momento
(ciascuno ha il suo tempo):
avremo allora parole brevi di luce
e perfetti voleremo
sopra rosari di secoli di storia.
La mia ombra, il mio sospiro,
la felicità sospesa
sui vostri occhi ancora ignari
ragione sarà di questo canto.