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Pubblicata il 24/02/2002








È strano e
piacevole
notare quanto
l’alcol unisca
fonda trasformi
abbellisca
dia forza e
ne tolga
accomuni diversi
corpi, diverse menti.

In una stanza
all’albergo
eravamo in tre
ma la notte
la riempiva
di anime
più o meno
interessanti
e ognuna aveva
la sua scorta,
la sua offerta,
le sue bottiglie –
chi non porta niente
non beve niente –
era la nostra regola,
un’assicurazione.
Io sul letto,
accanto alla finestra,
altri sul mio
altri lontano
sparsi
nella stanza
come dadi
lanciati a caso,
e ognuno aveva
il proprio valore
scritto in faccia.
La notte entrava
dalla finestra
i bicchieri
si riempivano
brindavano
si svuotavano,
alcuni più in fretta
di altri,
e non si sa come
riuscivamo sempre
a tirare fino
alle cinque
del mattino
o giu di lì…
Poi se ne andavano tutti
e in tre lentamente
cercavamo d’addormentarci,
tra risate
e discorsi senza senso,
o quasi,
pronti per
rialzarci dopo
un attimo,
tre ore volavano
nel sonno ed
eravamo di nuovo
pronti per un’altra
giornata,
aspettando
qualcosa di
interessante o
almeno piacevole
e organizzando
per la notte
altri raduni,
incontri,
bevute,
dove quasi tutti
erano simpatici
e dove bicchieri
sarebbero stati
riempiti
e svuotati,
e ancora,
per chi resisteva,
nella notte
spagnola.

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