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Utente eliminato
Pubblicata il 08/02/2002
Ci tuffavamo a gara
quand'era il cuore
a tendere i solei,
e senza rive il mare.

Sono passati gli anni,
ma è bastato il ripetuto intreccio
del volo d’una rondine,
in un torpore grigio d'insetti,
a tendere la corda del sogno
nell’esatta intonazione del volo.

Urlo il mio nome,
mi getto in altra essenza,
fruscia veloce il corpo
nell'aria smagliata,
si stende tra lo slancio
e l’impatto il dubbio
di vivere o sognare.

Non m'è più concesso
tempo per le sfide,
non si lacera il mare,
tutto si fa sodaglia,
e in un grido strozzato
vedo un flutto schiumoso
allargarsi nella creazione difforme
d'una scarnita identità
che lascia alla corrente
i suoi flabelli.

Strano, non mi dispero,
se ancora penso,
(come dice la rivista)
quelli son soltanto orpelli!

Liberato da una realtà di chele,
ritiro su, contento, le mie ossa ,
e insieme proseguiamo verso la riva d'un dileguato mare.




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