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Pubblicata il 30/01/2004
Parlo di te come perseverante
mi illudo, ancora, della primavera
nel nuovo indugio breve e lieve, afflato
d'oro del sole muto al suo morire.

E vivo, e parlo, come del silenzio
io fui promessa audace e fui spergiuro,
io che non posso eppure seppi, e dire,
e farmi carne del mio sole cieco.

Io che mi illudo ancora che sia amore
del vero amore il mio amare di amara
malinconia del nulla, e parlo al sole
sordo del tempo, soli, che ci lega.

E che ci nega del perseverare
la diabolicità per farci gobbi
giullari, brutti versi, di ritorni
e rime trite, e riso breve e lieve.
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