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Utente eliminato
Pubblicata il 13/01/2004
Solo quando sei arrivato in cima, ti accorgi che sotto hai il precipizio ....... il vuoto
ti volti e guardi cosa hai lasciato dietro…a valle
un brivido di freddo corre lungo la schiena
tenti di capire il motivo che ti ha spinto lassù
e ripassi tutte le emozioni che hanno prepotentemente
preso corpo durante la scalata
fino ad arrivare ad avere mancanza di ossigeno
allora affannosamente tenti di ritornare su i tuoi passi
vuoi ritornare a valle…
sai che lì non fa freddo
sai che a valle, anche ad occhi chiusi, puoi vedere tutti i particolari di ciò che ti circonda
sai che lì c’è un passato, un presente ed un futuro ........ se lo vuoi
non è un bivio
non è un viaggio senza ritorno
è un viaggio dentro di te
capirsi per capire...... ma senza anestesia


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capire prima se stessi per poter capire gli altri e la vita è il primo passo........arrivare dove speravamo e voltandoci indietro desiderare di non essere mai partiti fa anche parte del gioco.....capire a volte però non serve....è proprio nelle cose che non hanno spiegazione logica che risiede la verità....
Ciao
Mary

il 13/01/2004 alle 15:33

Un pensiero, una riflessione esistenziale che, resa con il tuo ormai caratteristico stile diventa un momento di poesia di pregevole fattura. Complimenti e un salutone a te.
Michele

il 13/01/2004 alle 20:23

Io penso che solo chi ha provato la scalata, non importa riuscendovi o meno, solo quelli che hanno deciso di provare a raggiungere possono decidere di tornare di interrompere di continuare o addirittura di restare lì sulla vetta, chi non è mai partito non ha queste chance, questi dilemmi e preoccupazioni.
Certo questo non vuol dire che la sclata sia inevitabile pittoresca o addirittura romantica di scenari di vette di paesaggi e sottili percezioni, non è una garanzia di felicità la scalata. nossignore non lo è!! ed allora perchè tentare perchè l'uomo ed anche la donna(non volermene per la generalizzazione maschilista) ad un dato punto sente la irrefrenabile incontenibile necessità di mettere e mettersi alla prova di verificare di tirare le somme che poche volte quadrano e chiamare a se le poche cose immutevoli e partire... io non lo so o meglio lo so ma non è una spiegazione plausibile ed è la necessità di comprendere quello sconosciuto ed inconoscibile universo che siamo tutti ognuno con la sua unicità e prerogativa.
La scalata verso la vetta come hai detto tu è lo sprofondare nelle vette abissali della nostra anima
è l'incedere non può essere che lento e faticoso irto e anche difficile pericoloso a volte, ma irrinunciabile. Gli altri che in questo cammino incontriamo per quanto vicini e insostituibili sono solo dei compagni di viaggio a loro volta in cammino o meno, compagni di viaggio che ci illudiamo a volte ci allegeriscano il fardello ci inichino la via, può darsi che ci leniscano le ferite che ci curino. ma il viaggio vette abissali di noi lo si compie inesorabilmente da soli!!
Per questo il tuo capirsi e capire ma senza anestesia lo trovo di una consapevolezza disarmante e provenire da chi, e scusami se mi sono dilungato ma l'argomento mi coinvolge parecchio come avrai capito, da chi dicevo il cammino lo ha intrapreso ed ha capito che il percorso e la meta si fondono e diventano il Modo
la Vita, il nostro modo di Essere.
Bei versi e profondi argomenti toccati
Brava!!
Sergio

il 14/01/2004 alle 09:02