Escono dall’auto di papà
le tue scarpe di vernice lucida,
poi quando l’auto a sbalzi s’allontana
chiudi l’ombrello e ti stringi forte
a me per ripararti dalla pioggia.

Questa giornata
non promette nulla di buono,
lo ha detto anche la tv:
pioggia, pioggia e vento.

"Ma perché ti sei tagliata i capelli?
sembri proprio una signorina,
hai messo anche la lacca
e non erano così neri!".

Siamo entrati in un portone,
la maschera del cinema
ed i biglietti da strappare,
ora "dai sediamoci qui in fondo!"

"Sono innamorato
sempre più innamorato
e ti amerò per sempre!
ci saranno le amarezze
no queste no! no!.
ma tu quanto mi ami?"

Tu non mi rispondi
ma sento la tua guancia
stringere la mia.

"Ma che profumo hai questo pomeriggio,
ed il colore delle tue labbra è sempre più rosso
eri così anche ieri? perché? per chi?
ora dai non parliamo più baciamoci!"

Poi un giorno mi hai detto
che non sei più così sicura,
non ti va di uscire più con me,
e sei scappata via verso la vita.

All’improvviso sei fiorita,
ma perché non sei rimasta bambina!,
ora tutto corre lontano
come questo film
che gira come un sogno.

Ed io solo,
passavo i pomeriggi a parlare con i ricordi,
a girare per le vetrine, per i grandi magazzini,
a giocare al biliardo;
solo nei marciapiedi a guardare i visi sempre più belli delle signore incipriate
e di quelle smorfiose ragazzine
nell’andirivieni della passeggiata.

Poi la vita....

Questo pomeriggio ti ho rivisto:
più rotonda, più bassa, più sciupata
e con la tiroide ingrossata.

Ecco io sono seduto qui in fondo al bar,
sono quello con gli occhialetti rettangolari
calati sul naso che sfoglia il giornale.

Hai accennato un saluto,
imbarazzata di non essere più bella,
ed hai finto di guardare quei brutti
inutili quadri appesi alla parete,
mentre avvicinavi alle tue labbra
cioccolata e panna.

Io ti vedo come allora
e giuoco col ricordo,
ma è difficile guardarti:
tu non sei più lei!

Ed io?