Dovrei dirti
di fragili equilibri,
sospesi
ad incerte armonie,
abbandonate
da sempre,
su un consumato
pentagramma,
note
lasciate cadere,
nell’azzurro abbagliante,
d’un mare
senza onde;
l’ombra che vedi,
lontano
dalla ragione,
scivola,
tra le righe
smarrita
dal rumore,
di tue
improvvise
meraviglie.