Fragile innamoramento,
vissuto
su un terrazzo
macchiato
di rosso
ti ascoltavo cantare,
nascosto
tra mura
di siepi.
Era stata
la primavera
ad insegnarmi
a volare
seguendo
la tua voce,
nel cielo
bucato di stelle;
meravigliato amore,
vorrei mi dicessi
ancora
di quelle ore
al tramonto,
del nostro sapore
acre di giovinezza
e le carezze
come pegno
per altri
impossibili
appuntamenti.
Pause
tra spazi di suoni
poi il grido
di chi vende
un giorno
come cento;
la voce sbatte
contro
cortili e terrazzi,
dove la vita
canta e piange
su piani diversi.
Per dimenticare,
non mi basta più
chiudere gli occhi
e di notte
ricordare
è peggio
d’ogni visione.
Andavamo parlando
di figli,
di come la vita
fosse stata la tua
e i rari sorrisi
che amavo rubarti,
quando la fatica,
quasi sempre
si chiamava
vagare.