Come l’acqua,
scorre irregolare
la ragione,
aggirando
controversi quesiti,
sospesi
nel vuoto,
dell’ineludibile quotidiano;
cercandoti,
ho scoperto
il mistero dell’ignoranza,
ritrovandomi
spaventapasseri,
in un ondeggiante
campo di grano,
ormai abbandonato
anche dalle ali
d’uccelli,
troppo saggi
per essere affamati.
Angelo dell’abisso,
con le mani
nelle mie,
sottolinei le ore
mentre sogno
sulle costole
d’un mutilato sedile.
Ancora una promessa
e sottili tenerezze,
consumano
nella sera ,
motivi di odio
e solo amore.
L’attesa
corrode proponimenti
ed umiltà
nei solchi irregolari
delle mie rughe
a testimonianza
di smarriti paradisi
sognati
prima d’addormentarmi.