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Utente eliminato
Pubblicata il 30/11/2003

Quesiti
senza risposta,
forse soltanto
taciuti desideri,
cullati
dall’oceano
della nostalgia
trasportano
indefiniti
contatti di superficie;
vorrei dirti
che siamo sempre noi
e la nostra
fabbrica di niente,
ad inseguire
con le parole,
luoghi e tempi
confusi nella memoria
ma tu
hai già aperto
la pagina
su un nuovo giorno,
ed io
tra le righe
posso solo
prenderne atto.


Ancora parole,
spazi,
pause,
alibi
di vane fughe;
poi l’amore,
variazione
del corpo
che affida al tempo
il suo
inarrestabile degrado;
sprofondo
nei pensieri
non più ricordi
con la consapevolezza
dei giorni
che finendo
si allungano
come ombre
al tramonto.



T’aspetto ancora
tra le scale
dei nostri appuntamenti,
per dirti di noi,
di mele
mangiate per strada
ed ansie
sotto il cuscino.
T’aspetto
per prendere
e non poterti dare
perché oggi
a mani aperte
posso provare
ad offrirti
soltanto il fallimento
dei miei giorni,
la realtà
di magre verità,
cercando di esistere.


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Confesso, è la prima volta che leggo una tua lirica e ne sono rimasto catturato: malinconia profonda espressa con toni pacati che sembrano scivolare ma che in realtà incidono un profondo solco nella coscienza del lettore; il tutto chiuso da quel "cercando di esistere" che ne racchiude tutto il significato.
Complimenti ed un salutone.
Gaetano

il 02/12/2003 alle 08:45