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Utente eliminato
Pubblicata il 19/11/2003

Vorrei parlarti
di questa
inutile morale,
troppo umana
per essere l’incontro,
tra sapienza
e compassione,
chiederti ragione,
di tante preghiere
legate
ai grani
di una stessa corona,
custodita
in cattedrali
d’incensato conformismo;
ho fatto,
quanto mi insegnasti
appena nato
lasciandomi piangere,
per urlare
al mondo,
tutta la mia,
bestemmiata disperazione,
nel cercarti.


Semplice tacere,
unità del non essere
raccoglie emozioni
chiuse nel cassetto.
Gelose rassegnazioni
profumate di mistero,
quando
bambino,
ti cercavo
con le braccia,
riaffiorano
rincorrendo il tempo
dei tuoi racconti,
crudi
più
di tutta questa vita.


Venne con la luce
non c’era altro
intorno alle domande,
si chinò
per raccogliere ragioni
distrattamente cadute
dalla fronte;
fu una carezza
o una condanna,
non ricordo,
poco alla volta
gli oggetti svanirono,
facendomi sprofondare
nel bianco soffocante
dell’attesa.
Mi aveva amato
con il trasporto
di mezze felicità,
proprio come l’autunno.
Poi,
andandosene,
lasciò
in vana attesa,
le mie scarpe,
una sveglia addormentata
ed un sottile dolore
per non avermi
detto addio
con un bacio.
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