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Utente eliminato
Pubblicata il 15/11/2003



Neutro vagare,
andirivieni di nuvole,
ripercorre
camminamenti
arrampicati
alla fatica.
Anima contadina,
cresciuta
conservando il pane
nella tela grezza
del mezzogiorno,
riveli
ancora oggi
il mio essere
radice tra la terra,
in quel sapore di grano
come
meritato sopravvivere.




Era,
penetrando
indomabili carnalità,
per il piacere
di stringerci
e sprofondare
in dubbi
di case e cassetti.
Mai certi
le mani aggrappate
ad un finestrino,
parlavamo d’amore,
forse il primo
o nessuno,
con il calore
di corpi e coperte
oggi trasformati dal tempo,
in tristi testimonianze,
del sabato e della domenica;
ti ripeto
quanto ho imparato da bambino,
l’antica novella
di quell’ingenuo Pinocchio,
intento
nel seminare denari
e raccogliere
tragiche beffe.




Elastico sostare,
flette proponimenti
assecondando
l’assoluto se stesso
al vento dell’universo;
sono venuto a cercarti,
scomodo profeta
per bere il tuo sangue
e mangiare quel corpo
mai sciolto dal dubbio
della resurrezione
dopo la morte.

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