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Utente eliminato
Pubblicata il 13/11/2003


Archi di luce
spingono
creste di mare
contro scogli
e macchie di ginestre.
Brezza di mezzogiorno,
sfiora
strisce di barche,
agitando nostalgie
tormentate
dal flessuoso dondolio
di onde successive.
S’interroga la ragione,
sospesa
tra difficili equilibri,
nell’azzurro interrotto,
dal lontano
seguitare
vele all’orizzonte.




Poi,
terrò stretto
il tuo sguardo
infischiandomi
di chi vuole spiare,
abbandonerò i pudori
nell’angolo delle nullità
e giocherò con te,
in un mondo
dove per entrare,
si accetteranno
soltanto trasgressioni
ed insulti
di verità.




Foglie,
come anime,
sospese
a scheletri di rami,
brillano di ghiaccio,
nelle ore d’inverno.
Riposa la vita
assorta silenziosa,
affidando
a nebbie radenti
rari passanti;
tra le nubi
un intruso
raggio di sole
prepara
il miracolo di maggio,
quando i petali
della rosa selvatica,
rivivranno,
nel sussurro irrequieto
d’un popolo di api.

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...possessiva bella intrigante poesia


Daina

il 14/11/2003 alle 11:05