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Pubblicata il 09/07/2003
Sotto il cielo
tutto è sterile, non genera.

L’ultimo giorno è ogni primavera
che viene in processione
dai battisteri dell’inverno,
come un’ostia inconsumabile
custodita dalle mani d’altare
delle bimbe sepolte,
bianche addobbate di bianco,
dei fiori già appassiti e ancora bianchi
sulla tomba di famiglia calpestata.
Stridono come sigilli di ceneri
i bozzoli gonfi
delle farfalle, i bozzoli vuoti
delle cicale appassite,
calpestati paiono pregare
tra i passi e le radici immote:
pace a chi è morto, a chi
non è nato.
Chi è risorto e vive
resti
a carezzare il capo
di sepolti e calpestati.
Non oltre:
nell’Eterno, insieme,
ci dorremo,
senza volo e senza canto,
senza nozze.
Perché Dio è bambino
e piange le carcasse inutili.

Sotto il cielo
tutto è sterile, non genera.

(L’ultimo giorno
è l’estate maledetta,
giorno d’illusioni intrascorrenti
che impicca i soli come marionette
condannate ad esser liete
contro un cielo disegnato.
Senza preci)

Sotto il cielo
tutto è sterile, non genera.

L’ultimo giorno è ogni autunno,
illegittimo del padre cielo,
germano dileggiato del Risorto,
che discende
sulle ali dei corvi affamati
d’Odino
come un Ragnarok tiepido
per le cose dimenticate,
per gl’insetti e le illusioni.
Per redimere l’irredimibile:
Caino non crede, non spera,
non si pente, ma dimenticò.
Perché nel focolare consunto
e trafitto
le falene consacrate
officiano una morte
lunga mille notti,
perché i vermi invecchiati
e le locuste
pregando danzano ancora
e suonano trombe
sull’infinite generazioni
dei sepolti senza prole,
sui raccolti:
la morte vera nasce
con lungo travaglio
perché ci fu promesso
nel dì d’ira nutrimento
dalle mani Sue di padre,
d’amante della vita,
per noi e per l’immacolata
nostra prole,
finchè non muore il sole.
Per questo, non per punizione,
né è una piaga.
Perché Dio è bambino
e degli insetti ha meraviglia.
Degli uomini pietà.

Sotto il cielo
tutto è sterile, non genera.

L’ultimo giorno è tutti gli eoni
senza umana fine
che scorrono fangosi
trascinando l’universo
come una mosca annegata
in gorghi e pozze immote.
La terra pesta e ossuta
si scalda al focolare
consunto di cartone,
che nel freddo è come un dio,
cercando
ancora in cielo i freddi spettri
delle stelle da millenni
stramazzate sopra i tetti.
Come luci alla finestra
di vecchi suicidi.
Gorgoglia nei putridi rigagnoli
la mosca alata come un angelo,
raggrinzita come in grembo,
e danza morta in litanie:
ti preghiamo Santo
nel vuoto della tela,
nel freddo del Tuo spiro
che viene da lontano,
gela Dio incolpevole
i rigagnoli e spegni il focolare,
spegni quelle luci
che paiono fantasmi.
Tutto è divorato,
e noi bramiamo un grembo.
Perché Dio è bambino
ed accarezza i ragni
impiccati nelle tele,
nei palazzi vuoti,
e soffia dolcemente
sulle mosche senza ali,
perché nel morire volino.

Sotto il cielo
tutto è sterile, non genera.

Quanti uomini mangiarono
le buone creature della lebbra?
Eppur quanti ancora si trascinano
senza braccia o senza viso,
nelle città vuote!
Come statue inerti, ma senza la pietà
d’esser non mai nate, di non aver veduto.
L’ultimo giorno è quando nacquero.
Ma nel vuoto, mentre suonano
le campanelle ammutolite,
forse pregano le creature della lebbra
come zecche per il loro cane:
Signore Santo, il tuo silenzio
è canto per i sordi,
t’udiamo sussurrare
dalla meta
di questa processione di cadaveri
ch’espiano,
che come briciole gettiamo
all’affamata terra,
ai corvi e alle locuste,
perché giunga il cuore spoglio
a morire
là dove Tu sei.
Perché Dio è bambino
ed è innocente e d’innocenti
l’afflizione Sua.

Sotto il cielo
tutto è sterile, non genera.

L’ultimo giorno è senza verbo.
Dell’agnello bruciano sul fuoco
carne e viscere, nel Tempio vuoto.
Si spegne il mondo
come fredda fiamma azzurra
prigioniera
sotto un cielo di cristalli
che riflette solo il vento.

Sotto il cielo,
tra le cose vuote,
prega un nero insetto:
Iddio di ciò ch’è infimo,
Signore degli sciami,
sono scheletro e polvere
e ali vizze. Vieni Padre
a compiere il Solstizio
immoto,
a deporre gl’impiccati,
a seppellire i morti,
a vegliare sui sepolti.
È discesa la speranza
e s’attende di morire
al suono del tuo passo.
Non rinascono i risorti
nella falsa eternità
di nascite e di morti,
ma splendono nel buio
i colori innati di farfalla,
i fiori bianchi,
nel bozzolo d’avorio,
nella tomba di diamante
del Tuo cuore.
Tutto è nuovo, nella terra candida,
il pianto è nuovo, e il Tempio
è un battistero eterno.
Perché Dio è bambino
e ci battezza
senza colpe.

Sotto il cielo
tutto è vergine, incorrotto.
Un prete, morendo, spera in Dio.
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ei,ma è meravigliosa!!!Apocalittica,disillusa,assurda quindi reale mi ha colpito bravissimo\a

il 09/07/2003 alle 18:49

Uhm..ottima, immagini in bilico..... mi è piaciuta..
Ti do cinque anche per la scelta del nickname...
" L'allegoria, madre di tutti i dogmi, è la sostituzione dell'impronta al suggello, delle ombre alla realtà, è la menzogna della verità e la verità della menzogna" Eliphas Levi ( questo per fare il sapientone)
Abbracci
Francesco

il 09/07/2003 alle 20:23

proprio a te ho dedicato una mia...

Kay

il 10/07/2003 alle 09:16
Jul

Mi ricorda un pezzo del libro dell'apocalisse!
Sgomenta e ammirata,
Jul

il 14/07/2003 alle 19:11