Ascoltando uno dei miei brani battistiani preferiti, sonetto in abab abab cdc dcd con la particolarità che i versi “A” sono tronchi.
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cantava: “io lavoro e penso a te!”.
io riflettevo con benevolenza:
“Bëato lui, ch’io penso sempre a te,
anche nell’inoperosa indolenza!”¹
non ho bisogno d’avere un perché,
è questo il succo della limerenza:
non vivo un secondo senza di te,
sei ben costante e profonda presenza.
qualsiasi cosa io faccia, non manchi:
tu non sai nulla nella tua distanza
in misteriosi profondi calanchi²
eppure ti vedo qui in questa stanza
che in ogni mia azione, dolce, m’affianchi:
follia nel cuore e nella mente avanza!
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¹: Non avendocelo io un lavoro…
²: Nel senso non letterale di calanchi scavati nelle rocce, ma più generico di percorsi per me impercorribili per raggiungerti, appiedato, lontano e senza una scusa ragionevole ed accettabile per venire da te.
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ioffa, 12/05/2023