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Pubblicata il 14/05/2025
Piegava il grano al vento
che a quell'ora portava la
sera sulla veranda, tacchi
alti davano il bentornato
al rincasar di passi
stanchi; io dalla stanza
guardavo il babbo
e la mamma e sognavo,
e avevo pochi anni.
-Poch'anni, aprile 1985-
piegava la sera col vento
che a quell'ora portava
l'odor del grano, un tacco
alto e un piede sulle punte
al rincasar dei passi miei
stanchi confidavano che
avremmo avuto un figlio;
danzammo, ne ho ricordo
e avevo qualche anno.
-Altr'anni, aprile 2009-
piega il vento a sera
che a quell'ora porta le
ombre dal grano sotto
i passi stanchi al rincasare,
aspetta un tacco rotto
l'altro osserva dall'angolo.
un tono grave stasera
di mezza vita, ancora
dal vento, su questi anni.

(da Fatiscente, M.D.Mastro -aprile 2025)
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Che belli questi versi, così malinconici, ma comunque carichi di affetto e di dolcezza, fanno riflettere sulle relazioni, sulla crescita e sulla bellezza dei momenti, anche quelli più fugaci. È una poesia che combina elementi di quotidianità ad grande una profondità emotiva,elementi di vita quotidiana che si intrecciano con memorie di infanzia e di relazioni familiari, rendendo il testo intimo e personale. Mi ha davvero emozionata.

il 14/05/2025 alle 22:28