La poetessa non si limita a lamentare l’assenza: suggerisce con delicatezza che forse l’altro ha scelto di non vedere, di non ricordare, di non sentire più. Eppure, non c’è rabbia, ma una malinconica consapevolezza, come una resa dolce davanti all’ineluttabilità della distanza. L’ultima strofa è la più potente: il cuore, illuso e deluso, ha scelto di partire. Una fuga necessaria, forse definitiva, su “solitari mari” che evocano solitudine, ma anche una dignità silenziosa.Bel testo.Saluti.