Così distante e così vicino dalla luce che infrange il mattino, seduta o in piedi nei sogni e nella realtà esasperata dalla nostra esistenza, quella donna rimarrà per sempre una magnifica creatura priva di quell'ombra che pervade l'ambizione a prevaricare il rispetto di ogni umile sentimento. Questa è l'impressione che ha colto il mio cuore immerso nel mondo astratto che ho creato per non cedere ogni parte del mio corpo a un organismo artefatto. La guardo trasognato dal buco in cui vivo, attraversando in silenzio la tortuosa schiavitù della ragione, non posso far altro che donarle la mia approvazione, immaginare i suoi viaggi, le sue incantevoli sfumature, i sorrisi, gli sguardi illuminati, le carezze evanescenti, mi piacerebbe fare l'amore con lei o giungere a un compromesso per un bacio quasi innocente, eppure so bene che il mio girovagare non porterà a niente, se non a scalfire il piccolo guscio che utilizzo maldestramente per proteggermi dai volti assassini che affastellano gli spazi del vuoto immenso che si annida tra gli anfratti di tanti inutili discorsi. Così è la vita, si vince qualcosa e si perde molto, molto di più di quello che possiamo immaginare, infrangendo promesse e cuori affranti. Malgrado tutto, quella donna, quella stella, quella foglia, quel sole, quella luna, le cose più belle in cui ho riposto il desiderio della vita, riflette indissolubilmente la mia volontà di credere.