Sono lunghi i mesi,
e ogni gesto è un campo arato a fatica,
mamma e papà chinati al tuo silenzio,
implorano un varco.
tu, sigillata come una gemma ostinata,
serri labbra e volto,
volgi altrove il fragile giorno.
ma ieri, d’un tratto,
come il vento che scuote l’inatteso,
è accaduto.
un crostino dorato,
un pane alla curcuma –
forse la luce della forma,
forse il giallo del sole in esso.
le tue dita, esitanti,
lo hanno accolto,
e le labbra – finalmente schiuse –
hanno trovato il varco.
e il sapore,
come una prima voce,
ha cantato dentro di te.
i dentini, come semi germogliati,
si sono mossi:
eri un uccellino,
un respiro nuovo,
il primo becco teso alla vita,
e il dono – da sempre atteso –
ti ha raggiunta,
come pensiero d’amore,
come grazia che non si dice.