Per la saga dei romanzi del premio Nobel Grazia Deledda voglio proporvi un rifacimento di “Canne al vento” catalogato dalla critica come l'opera magna dell'autrice.
In questa poesia riporto le vicende del matrimonio di dama Noemi Pintor (la più giovane ma anche La più ostica delle tre sorelle) con don Predu (per esigenze di rima chiamerò Pietro) che all’inizio lei rifiutava con ostinazione ma poi grazie alla complicità del servo Efix (personaggio principale che amava le dame e il famoso poderetto) cambiò idea e acconsentì alle nozze che si svolserò il giorno in cui Efix morì.
Il romanzo è pieno di altri personaggi come le dame Ruth ed Ester Pintor il nipote Giacintino, don Zame, Lia, l’usuraia Kallina, la Giovane Grixenda la vecchia Pottoi, prete Paska, il Milese e altri che fanno di “Canne al vento” uno dei più bei libri che abbia mai letto.
Noemi si sposava con don Pietro
mentre moriva il servo,
occhi calati senza muover nervo.
Le dame avevan perso il poderetto,
ma il servo era rimasto
assunto da don Pietro per diletto,
quell’orizzonte vasto
di canne sventolate da un bel vento,
l'umanità a contrasto,
piegata e non spezzata dal tormento
che mangia e annienta l’anima di dentro.
Noemi corteggiata da don Pietro
diede missive al servo
che fuggì via ferito e con riserbo.
Partì con scarpe rotte e la bisaccia,
trovò due mendicanti,
ciechi per finta avevano le braccia,
distese per convincere i viandanti,
monete e cartastraccia
che raccattavan con tediosi canti:
“la carità si faccia
a me, all’altro cieco e allo zietto."
Noemi aprì il suo cuore a cugin Pietro,
ritornò a casa il servo,
stanco e malato come un vecchio cervo.
E il matrimonio allor fu organizzato,
Noemi antica sposa
vestita con corsetto ricamato,
bellissima, radiosa
amata dal cugino un tempo odiato,
lei nobile e orgogliosa,
dama Pintor col viso illuminato
fece per il finale un passo indietro.
Noemi sposò appunto il cugin Pietro,
morto oramai era il servo
piansero poi le dame con riserbo.