Sentimenti e stati d’animo di amarezza, afflizione e malinconia per l’estinguersi e il dileguarsi di una relazione d’amore, costituiscono il tema centrale di questa struggente e intensissima composizione poetica. Già dal verso iniziale, possiamo quasi noi stessi provare una sensazione di dolore e sofferenza fisica (“schiacciare un neo”) che assume connotazioni ancor più invasive e totalizzanti nella successiva immagine della “assenza” che “allaga anche i balconi". In questa esposizione raffigurativa, infatti, un’atmosfera di abbandono e di tristezza sembra incunearsi sino a invadere gli elementi stessi di congiunzione e di collegamento con il mondo che ci circonda (i balconi), conferendo valenze e risonanze emotive anche agli spazi e le rilevanze più prettamente domestico-ambientali della propria dimensione esistenziale. Non a caso, nei versi immediatamente successivi, le intonazioni e i riecheggiamenti evocativi si circonfondono degli aspetti e le componenti della più ricorrente e consuetudinaria quotidianità ("calze ancora sullo stendino") ma che, tuttavia, proprio per questo, rendono ancor più vivido, percepibile e palpabile il senso di finitezza e lontananza che angosciano l’autrice. D’altra parte, “le calze” possono anche suggerire la rappresentazione simbolica di un trattenitore di ricordi che elude e trascende l’impianto scenografico stesso della desolazione e del disagio. Sebbene, infatti, “slabbrate come un vecchio diario” e “piegate come labbra” (come un’intimità sensoriale e comunicativa ormai svanita), le “calze” sono saldamente “ancora sullo stendino”, evidenziando così una relazione di natura e intreccio squisitamente dialettico tra persistenza e transitorietà, permanenza e provvisorietà, impalpabilità e incertezza. Non meraviglia, dunque, che il testo si concluda con una insanabile e irrisolvibile interrogazione introspettivo-contemplativa ("e mi chiedo tra quante piogge se ne andranno anche loro / o forse resisteranno"), dove al drammatico e insostenibile convincimento sulla natura irrimediabilmente fugace e transeunte di memorie, ricordi ed eventi (molto appropriato e suggestivo, a riguardo, il richiamo alla pioggia) si affianca l’indistruttibile e incancellabile speranza di una sopravvivenza e un’incrollabile resistenza all’eutanasia del consumarsi ineluttabile e inesorabile del tempo.
Uh.. non è facile lasciarmi senza parole.. che dire.. grazie per quest’analisi profonda.. hai spogliato con la estrema delicatezza ogni verso