I versi cazzeggiano
canto con versi liberi dall’estorsione d’ogni millanto,
riuscendo ad essere, senza avversione,
cantore madido d’introversione.
canto versando stille rivolte al sole, fiore d’elianto
mezzo seccato in stupri d’aiole
nella mia corsa a consumar suole.
canto dragando i fiumi densi di mota del disincanto,
sputando fuoco, piglio zelota,
come spartiata ridotto a ilota.
canto solcando i numeri da attore comico d’un esperanto,
scoperto a spegnere uno scoppio atomico
dentro a boccette d’acido bromico.
cazzeggio, scazzato nei recessi chiusi d’una belva oscura,
folle barbiere, tra commedia e vita nuova, senza smania di tonsura.
[Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, 2015]