non domandarmi perché ogni notte
come se fossi un angelo mi appari
in una luce che mi nega il sonno
che non illumina ma acceca
in un buio ch’è senza conforto,
anche se il volto tuo è così soave
ed ha un sorriso che splende negli occhi.
quali carezze le tue alate mani
posano sul mio viso e che dolcezze
inteneriscono la mente e il cuore
sì che sembrano le ambasce della vita
mutarsi in serene dolci onde!
poi, ti dilegui: solo il buio resta
e un amaro sapore d’abbandono,
in un “risveglio” che segue alla veglia,
perché tu non ci sei, ma sei lontano;
ed è come se un vuoto doloroso
mi sia rimasto in petto, ché un rapace
mi ha estratto e dilaniato il cuore.
voglio dimenticarti, perché tutto
non fuoriesca da quel “primo sogno”