I giornalisti
sul sito web del Corriere della Sera
escono markette (in)degne del Gazzettino di Valmadrera,
i freelance webeti, che non hanno avuto mai la sfortuna di lavorare,
sfornano cottimi di minchiate che nemmeno Baget Bozzo sull’altare,
alla ricerca reiterata della fake news e dello scoop ad ogni inserto,
battono, a un tanto al kg, la strada che conduce a Studio Aperto.
questa è la medesima categoria che intervista
insistentemente i disgraziati durante un sisma,
senza subire, di contrappasso, in strada,
l’applicazione al muso d’un abbondante enteroclisma,
riuscire a far ragionare uno che campa
sul numero di caratteri tipografici che batte in sala stampa
considerando la dignità umana fuori moda,
è come far guidare a Cicciolina un’autopompa.
qualcuno riuscirà mai a spiegare a un mestierante della cultura,
vivacchiante in un’editoria di mercato da caricatura,
vittima dell’ipertrofia d’offerta di articoli senza domande,
che indipendenza e verità non convengono al lessico dell’orticoltura,
i baldanzosi Houdini della neo-sofistica utilitarista
col crollo dei meccanismi dell’editoria iper-capitalista,
finiranno col restare, finalmente, in mutande,
demoliti dal disprezzo d’esser stati «giornalista».
[La malattia invettiva, 2018]