La notte è la mia acerrima nemica,
il suo morso vigliacco mi inocula
il veleno mortale dell'insonnia,
contro cui l'unica cura rimane
coprirsi bene e uscire sul patio
a ballare una tarantella muta
che non agita il corpo, ma l'anima
alla vista del cielo stellato
di Borgogna, diadema prezioso
e freddissimo, sulla fronte di Dio:
quale orologiaio avrebbe mai potuto
inventare un meccanismo sì perfetto
e assolutamente proibito alla vista,
capace di tenere separate
le orbite preziose dei gioielli
delle immense galassie e delle stelle,
dei miliardi di miliardi di pianeti,
sopra uno dei quali certo vive
un'aliena, che guarda su nel cielo
ed è preda dello stesso incanto
devastante, che riempie l'anima
e paralizza in un istante il corpo,
senza sapere che, a parsec di distanza,
qualcuno ama i suoi capelli d'oro
ed i suoi occhi verdi di smeraldo,
e che, quando i nostri corpi antichi
non potran più ospitare la vita,
noi correremo nello spazio-tempo
l'un verso l'altro, per abbracciarci
e piantarci le unghie nella schiena,
dietro Antares, o dietro Betelgeuse,
e capiremo la grandezza immane
del meccanismo fantasma delle stelle.
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