In fila per due s'avanzano i cavalli
lentamente, tra le brume del mattino:
il sole, sorto a est con gran fatica,
estrae fiacchi riflessi dalle corazze
come fossero miniere di gemmucce
per le collane di ragazze povere.
perché quegli uomini si sono alzati
quando era ancora buio, e portano sul collo
novelli Atlante, il peso della fatica
e degli stenti di una vita dura?
qual'è il Gran Premio che col seno nudo
li attende sventolando un grande straccio
coi colori sacri della patria?
vittoria, si chiama la ragazza ignuda
appena uscita da un laido bordello,
che li chiama allo scontro ed all'Onore,
ma, state attenti, drogati dal coraggio,
che, se vi avvicinate più da presso,
vedrete quanto è magro quel suo corpo,
e quanto son piccoli e rinsecchiti
quei suoi stenti seni velenosi:
brandisce un'arma antica quanto il mondo,
si chiama falce, e non scintilla al sole,
perché è sporca di tanto di quel sangue
che mai riuscireste a immaginarlo.
lasciate quell'amante velenosa,
e ricordate che, in fondo alla battaglia,
non c'è giammai Vittoria, c'è solo Morte:
in guerra perdon tutti, anche chi vince,
perché l'umanità è una cosa sola!