Il cimitero degli amori perduti
s'inerpica fino in cima alla collina
con passi dolci di pace e di stanchezza
tra le lapidi; su cui i nomi delle amate
sono aperti da dita dispettose
ma dorate, di licheni irriverenti.
i nomi non si possono più leggere,
ma non importa, perché son scolpiti
a ferro e fuoco, nel marmo dell'anima:
francesca, che offriva vergine la sua carne
sbirciando tra le cortine del pudore
il volto del mistero inverecondo
e sacro, con occhi dolci d'agnello;
beatrice, giumenta idolatrata
che saltava con grazia innaturale
e sovrumana, gli ostacoli frapposti
fra lei ed un amore iperuranio;
e tutte l'altre, che, prima e dopo,
riempirono la mia inutile esistenza
dandole un nome e uno spirito più alto;
fino a su in cima, dove un angelo di marmo
indica la strada della vera vita
con un dito mai abbaswtanza benedetto,
e il muschio verde a lei s'abbarbica invano
rendendo sol più alta la sua gloria,
e regge nell'incavo del braccio
una tavola con una parola sola:
donna!