Ognuno è combattutto dal volere
e dal dovere,
a parte i senz'anima,
che frugano nelle tombe oscure
dei fremiti della paura.
vorremmo essere l'esempio
e guidare i nostri verso le fulgide
vittorie del senso della storia
e balli gioiosi, tutti fatti
e desiderosi di corpi.
dovremmo però essere migliori,
guardare negli abissi,
raccogliere il dolore delle vedove
e prendere a calci cartomanti
e servi del potere.
oggi è il sabato del selvaggio,
vorremmo partire con un'orda di indemoniati
e mettere a ferro e fuoco la città,
marchiando con penne insanguinate
i vicoli contorti dello struscio della festa.
dovremmo però ignorare il dolore,
il senso rannicchiato e i ricordi degli anziani,
violati dalla barbarie
di chi ingnora le carezze
e ascolta solo la rabbia.
vorremmo infine ignorare le colpe
e tramutarle in ordinari lasciti
di tempi di fuoco
e profumi di lavanda.
vorremmo seppellire i dilemmi etici
e metterci una croce sopra,
per indicare ai viandanti
il cammino verso una pacifica perdizione.
dovremmo però lasciar perdere i lamenti,
i conflitti interiori,
copie conformi di una società corrotta
in pulviscoli di verità.
si può fare se solo ci lasciate
le nostre icone, immagini severe
di una tradizione di piromani folli
e biscazzieri oltraggiosi,
in un comodo chalet di montagna,
a fumare un buon sigaro
e sorseggiare un buon brandy
davanti al camino