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Pubblicata il 28/12/2022
Ana-prima parte
era notte. La mia prima notte di lavoro. Dovevo farmi coraggio, da sola in un bosco. Perché coraggio? non sono certo una paurosa, io non temo nessuno! mi sono corazzata nel breve arco della mia vita. Una corazza dura che avvolge il mio giovane corpo, dove nessun fendente può penetrare e se dovesse superare questo strato di carne che riveste le mie ossa, non riuscirebbe a superare la mia anima. ormai dura rivestita di diamante. "Ti pagherò bene!” mi aveva detto il vecchio boscaiolo Andrei, al bar del paese. Il mio paese svettava su una grande montagna circondata da boschi fitti, nevicava per mesi, ma le case erano sempre calde, scaldate da capienti camini accesi tutto il giorno, perché la legna era l'unico bene che possedevamo. Andrei, boscaiolo da sempre, aveva una piccola baita nei suoi possedimenti, immersa in un fitto bosco di faggi, dove viveva, ormai da molti anni, tagliando legna e trattando con i compratori che venivano dai paesi vicini e anche dall'estero. Da mesi cercava qualcuno che lo sostituisse la notte, che vigilasse sul suo bene, perché voleva stare in città, a valle, vicino a sua moglie Adina, colpita da una malattia degenerativa. Andrei mi chiese di occupare il suo posto. Un lavoro adatto più a un boscaiolo che a una donna giovane e inesperta. Da quando si era sparsa la voce , in paese, su ciò che mi era capitato un mese prima, tutti mi temevano. Ero diventata una leggenda! Come mai? dovete sapere che dopo l'ennesima lite con mio marito Auriel, ho avuto il coraggio di prenderlo per il colletto e dargliele di santa ragione, lasciandolo ferito e piangente nella piazza del paese, tra le risate dei presenti. Una scena da saloon! Grazie a Dio sono una donna alta e robusta e mi sono potuta difendere! Eravamo sposati da solo un mese. Lui mi piaceva, anche se non era uno stinco di santo. Beveva, rubacchiava piccoli furti. Niente di grave! "Cosa sarà mai!-pensavo - meglio vivere con lui che stare in campagna con mia madre e il suo compagno, a sfacchinare senza sentire un grazie, ma solo bestemmie e parolacce". La convivenza divenne un inferno. Auriel rientrava ubriaco la sera e diventava violento. Una notte sono fuggita e mi sono rifugiata dalla vicina ma... lui decise di farmela pagare. Stavo aspettando l'autobus nella piazza del paese, per tornare dai miei, quando lo vidi arrivare livido in volto. Non ho avuto neppure il tempo di ragionare, ho solo pensato d'istinto : "Ora o mai più! mi devo difendere." il resto lo sapete. lo ridussi a polpette. Mi sentii subito forte, inattaccabile. Decisi cosi di accettare di fare il guardiano notturno in montagna, sola con due grossi cani. Ah! la mia prima notte! dovevo tendere l'orecchio a ogni piccolo rumore, aguzzare la vista e riconoscere ombre e fruscii. I cani erano i miei occhi, il mio udito, il mio olfatto.. s'accorgevano di tutto. Mi bastarono pochi giorni per imparare a vivere nel silenzio totale del bosco. Aspettavo di sorseggiare il caffè alle prime luci del giorno, per poi riposarmi. Il caffè del mattino aveva sapore di vita, di rugiada. Nevicava e la neve dolcemente si adagiava spianando soffice ogni asperità e rivestendo, aiutata dal gelo della notte, gli spogli rami dei faggi con mille cristalli di ghiaccio trasparente. Che meraviglia! Provavo una sensazione d’incontrollabile vitalità che mi faceva scoppiare il cuore. Anche il turbinio dei raggi rifratti al sole della prima mattina erano magici. Un contrasto di portentosa bellezza con certi turchesi dei cieli freddi d'inverno. Bisognava essere lì dentro, "affogati" dalla neve e dalla fatica per capire, per comprendere un'emozione che non è solo ottica ma anche esaltante per lo spirito, seppure venata di malinconica solitudine. Avevo imparato ad amare quell'incanto, non l'ho mai dimenticato. Le giornate scorrevano veloci, dormivo fino a tardi; al risveglio accendevo la radio e mi preparavo per la notte. Non era semplice; quasi ogni ora, con una grossa torcia, ispezionavo il cortile, dove era accatastata la legna, il silenzio era cosi penetrante che anche il più piccolo rumore pareva un boato. Andrei mi aveva lasciato un fucile da caccia e mi aveva insegnato a usarlo. “Tienilo sempre vicino, potrebbe servirti! " mi disse. La sera che arrivarono, a notte fonda, avevo appena finito il mio giro d'ispezione, non mi resi conto che un grosso camioncino si era fermato nella strada antistante alla baita. I cani non avevano abbaiato. Uscii per vedere. Mi ritrovai, all'improvviso, stretta in una morsa che mi impediva di respirare. Il buio era fitto, due uomini che non conoscevo mi dissero: " Non urlare se vuoi rimanere in vita!", il terzo che mi aveva immobilizzato, mi colpi con una gomitata alla schiena. Che dolore! avevo quasi la nausea. Mi legarono le braccia dietro la schiena e mi chiusero la bocca con un fazzoletto stretto sulla nuca facendolo passare tra i denti. Avevo il cuore a mille, ma non riuscivo a pensare, speravo soltanto che tutto finisse presto. I tre caricarono il camioncino facendo rotolare i tronchi dalla catasta sul cassone, tanti, cosi velocemente da farmi pensare che fossero molto esperti. A lavoro finito, mi vennero vicino: "Bevi un sorsetto -mi dissero -Te lo sei meritata!" Avevano in mano una bottiglia e, dopo aver sorseggiato tutti quanti, mi costrinsero a bere. Era repellente e bruciava in bocca. Poi iniziarono ridacchiando a palparmi, a fare apprezzamenti volgari, contemporaneamente mi strapparono i vestiti di dosso; avevo dei pantaloni e un grosso maglione di lana, ricordo il rumore dei pantaloni squarciati mentre cercavo di trattenerli sul mio corpo... le mani erano tante ed era tutto inutile. mi sono trovata con i pantaloni alle ginocchia, il maglione sollevato fino al collo. Ero completamente nuda, mentre il mio corpo veniva profanato. Svenni! nuda sulla neve. Non so per quanto tempo, presumo molto, perché mi ritrovai slegata, intirizzita dal freddo e dallo shock. Erano andati via, dopo aver trafugato un carico di legna e aver avvelenato i cani. Bastardi! non riuscivo ad alzarmi, mi sentivo sporca, di quella sporcizia impossibile da lavare, non riuscivo neppure a piangere. Mi chiedevo il perché di tutto questo. Andrei, quando seppe dell'accaduto, s'infuriò, ma non per me, s'infuriò per la perdita subita. "Ti avevo lasciato il fucile, dovevi usarlo, sparare! sparare! invece come un'allocca ti sei fatta derubare.. è chiaro che poi hanno anche abusato di te!" Gli mollai un ceffone con tutta la rabbia che avevo in corpo e mi allontanai piangendo, veloce sulla neve.
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La Tua poetica, il Tuo racconto, l'ho vissuto, nel leggerlo, proprio tutto. L'unico "uomo", che ti abbia rispettata, che hai amato...di cui il male radicato in certe "persone" non potrà mai sapere, né vedere, sentire... che hai amato e ti ha amata veramente, è stato l'Incanto, di te e della natura insieme. Che nessuno ti potrà portatare mai via...Ana. Un abbraccio

il 29/12/2022 alle 01:36

Mi limito ad inviarti un tenero bacio sulla fronte con affetto Tonino

il 29/12/2022 alle 09:14

Da piangere per un anno intero!!

il 29/12/2022 alle 09:14

Sto seguendo le loro tracce, nel tuo racconto vi è il loro DNA! Raccapricciante quanto eccellente.

il 29/12/2022 alle 10:36

Carissima Lucy questo racconto è tratto da una storia vera, una badante rumena che io ho conosciuto.Mi piace ciò che hai commentato , aggiungo...una donna rude ma sensibile che prova forti emozioni di fronte a una natura incontaminata e candid,a in contrasto con la brutalità di una parte del genere umano.un abbraccio.

il 29/12/2022 alle 11:30

Grazie Tonino sempre partecipe.Un abbraccio!

il 29/12/2022 alle 11:32

Il comportamento aggressivo di questi individui, abituati a infrangere le regole della società civile, sono dovuti a diversi fattori, nel racconto sono evidenti i vissuti in ambienti socialmente degradati o in condizioni di basso livello socio-economico forse per mancanza di attività lavorativa proficua, ma anche all’aver subìto frustrazioni e violenze di ogni genere. Questi soggetti hanno delle distorsioni cognitive che li portano ad autogiustificarsi rispetto al loro comportamento e a leggere e distorcere la realtà a loro favore legate anche a una subcultura maschilista.Spero che li rintracci...Grazie Sir, saluti cari.

il 29/12/2022 alle 11:56

Coinvolgente e lirico l'idillio con la natura, crudo e sconvolgente l'epilogo.

il 29/12/2022 alle 15:46

Si, concordo.Grazie per il commento. Saluti.

il 29/12/2022 alle 21:15

Il Mondo di cui parli e' un mondo che conosco bene per aver intrattenuto rapporti di lavoro,con Moldavi Rumeni Polacchi ecc ecc ,la tua risposta delle 11 32 e' chiarissima loro dicono che la situazione e' peggiorata dopo l'occidentalizzazione.Un Salutone e un Buonissimo Anno nuovo

il 30/12/2022 alle 00:27

Caro Giancarlo, loro dicono... In effetti, alcuni rumeni, i peggiori, si sono spostati nei paesi dell’Europa occidentale per svolgere attività criminali, dando cosi vita alla leggenda che tutti rumeni sono dei delinquenti. In realtà, in generale, la Romania è un posto molto sicuro.Come carattere hanno un carattere ribelle, non sottoponendosi con facilità alle regole. I romeni sembrano avere un forte bisogno di dimostrare il proprio valore, motivo per cui sono competitivi nel lavoro.Saluti cari.

il 30/12/2022 alle 10:27

Concordo con la tua risposta .Un Salutone eun Anno Buono

il 30/12/2022 alle 12:07

Scrivi molto bene con uno stile fluido e immediato. Ciao Ninetta e buon anno!

il 30/12/2022 alle 13:34

Grazie Vincent, Buon Anno anche a te.Un abbraccio!

il 30/12/2022 alle 14:04

Buon Anno Giancarlo! Speriamo in un 2023 in salute e serenità, per il resto...io non ho pretese.

il 30/12/2022 alle 14:05