Questa città piccola
di mare, di grande porto alla finestra e di
niente
non mi darà più accesso.
l'ho vista decrepita con gli occhi
di bambino solitario
ed ora mostruosamente abbellita
lisciata nelle strade
non sopporta
né
teme
gli occhi di adulto solitario
che ricordano e raccontano.
pestelli battono senza ritmo
frangono
A frigore
Ogni idea
ma so rendere omega il pensiero
così che possa tenerlo
pendulo tra due dita,
lentamente lo immergo
dentro immagini nate dal cielo.
s'arresta il tempo,
si spengono i suoni.
olio sacro cade a benedirlo
santificando lungo la scesa.
ecco i tuoi occhi appaiono,
il respiro s'infrange,
onda cremisi su scoglio blu.
eppur non soffro per la poca aria,
soffro i tuoi zigomi, splendenti carri alati,
che violano il buio
lasciando scia eristica ad alea sorte
dove il credo è nell'estate che viene,
nella scommessa dei giorni,
nelle notte dove
ti
svegli senza calma.
e gemo al telefono
perché da dolcezza alla mia voce
sono capace di gemere
e di generare.
figlio di me non di piccola città.