Ieri ho rivisto un video su youtube, quello dell'intervista a Paolo Borsellino subito dopo l'uccisione del suo caro amico. E' una persona provata, i suoi occhi tradiscono una serenità apparente. Si resta immobili a guardare, dentro quegli occhi ci sta l'abisso che comporta il senso del dovere e della giustizia.
molte volte mi sono domandato che avrei fatto io al suo posto, non c'è una risposta. Avrei avuto paura, fifa, avrei confidato nei sistemi di protezione, avrei gettato la spugna, avrei pensato alla bomba, ai familiari, lui è andato avanti. Come tanti altri. Forse il mondo si divide tra chi ha paura della morte e chi non ce l'ha. Oppure il mondo si divide tra chi crede nel senso della giustizia e del dovere e chi non ce l'ha.
vorrei capire chi sono io attraverso gli occhi di Paolo Borsellino, osservare i suoi occhi è come entrare in un pozzo profondo dove non c'è alcuna luce, solo una scintilla lieve ma percettibile. Dove conduce quella scintilla? Da quale al di là si alimenta? Giustizia e ingiustizia, bene e male, la legge.
l'intervista finisce, è solo un uomo che ha parlato, qualche sorriso accennato, l'importanza dell'amicizia, il fermo proposito di continuare il proprio lavoro come una missione e la morte che aleggia come un grosso uccello dentro quella stanza non riuscirà a scalfire di un millimetro i suoi propositi.