PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 04/05/2020
Nella màcina
sgusciano le ore ed i giorni
tutti così eguali
nel loro ticchettìo
apparentemente composto.
L'anelito al nulla
stride con quel respiro
di chi varca la soglia
e persiste
oltre i campi di grano,
i solchi di pioggia,
il fragore delle miniere
di sale e di labbra
addossati, arrossati sul pube.

Poi una mattina presi la bicicletta
per andare dal Dottore
perché non stavo bene.
All’ora di pranzo ancora non ero tornato
e Teresa, ti chiamerò ancora oggi così,
preoccupata arrivò a piedi fin quasi in Paese.
Quando scese le scale della piazza
mi vide seduto su uno scalino e mi chiamò.
Risposi tardo:
“Oh Terè un ci vedo più,
un vedo più nulla " 'Io ganci...”.
Mi riportò, se lo riportò a casa,
ancora non distinguo,
il male alla testa aveva iniziato
a mangiarselo/mangiarmi dagli occhi
e divorò tutto in breve tempo.

Era Agosto e la piccola Annamaria,
la chiamerò ancora oggi così
con profonda tenerezza,
ascoltava le cicale e i grilli
dalla finestra della sua stanza.

(vengo dalla Versilia, i miei avi erano costruttori d'organo ed odio ancora il sapore del mare. Giacomo Puccini, arrogante, umiliò mio nonno)
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