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Pubblicata il 17/02/2003
Questo mio mondo ha qualcosa di strano
nella mattina acerba che ritorna,
di deliziosamente strano, odora
e adora di latente primavera.

Quando la pace affonda nella noia
cerco te, mano che mi prende a schiaffi
l'anima schiava e muta, la gaudente
disperazione, dolce sangue amaro.

E amaro amore mai nato, profumo
che strazia le narici, le radici
del mio ricordo, perché tu sei tale,
solo ricordo, benché t'abbia in carne

e più non t'abbia, ed ossa, nei miei occhi
gonfi di sete di lacrime piante
invano. No, ti voglio alla mia porta,
alla mia mano, alle mie labbra, luce

della mattina bambina che parla
e sia la voce della prima vera
pace di marzo strano di delizia
nel tuo ritorno e nel mio stare, tersa.
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Poesia di pizzo che si centellina ricamo per ricamo, nella disposizione ricca e provata dello spirito che allarga l'orizzonte a rigenerare la luce dell'attesa. Versificazione di pregio, di forte densità e di godibile ritmo. Molto bravo Filippo!
Un caro saluto.
max

il 17/02/2003 alle 13:13