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Pubblicata il 30/03/2019
Vivere non è un dono
concesso dal Cielo
ma un esito di sponda,
come nelle partite
di carambola americana,
mentre nel retrobottega
si prepara nuova macelleria
per vegetariani d'occasione
dagli occhi troppo delicati.
Occhi che, dietro le palpebre,
sembrano già tante paia
d'uova fritte.

Il gallo cavalca
i primi grumi d'alba
e per le antiche stanze
si sveglia lo scricchio del tarlo.
Chi adesso si attarda
dovrebbe trovare àncora
sulla striscia dei pappagalli rossi
inchiodati al soffitto
mentre dalla finestra
il risucchio è forte
ed i palazzi di fronte ora sono
solo brandelli di cartone.

Concessa in sposa,
nel dare alla luce una stella,
ahi, perdeva la propria.
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1924 è una data di termine vita. Virtu' è un nome. Lo scricchio del tarlo è un presagio, si dovrebbe accostare "all’attimo che giunge e rovina l’opera lenta di mesi ed incrina segreto" (Montale). La mortalità perinatale a quei tempi era molto elevata, in questo caso si associò alla perdita della puerpera.

il 01/04/2019 alle 10:03