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Pubblicata il 31/08/2018
Ero col naso nell’ultimo libro di Mastropoeta,
assorto ai margini dell’attraversamento pedonale
…mi ritrovo in un letto esangue con una cannula
nel naso e un fortissimo dolore addominale.
discutono intorno a me di funzioni fisiologiche
e battito cardiaco non percepibile, di temperatura
sotto i 24 gradi; c’è chi parla di riflessi e movimenti
respiratori assenti, un pianto e qualcuno congettura
un’alta dose di adrenalina e una voce roca dichiara
la morte clinica: e quel pianto diviene afflizione.
sento un gran freddo e sento un timbro maschile
che cerca di azzittire un mormorio con pressione
arteriosa asserendone la mancanza, e una donna
bisbigliare qualcosa su di un uomo costumato in vita.
e nuovamente quel pianto, con quello di un bambino.
apro gli occhi: mi trovo in una bara senza via d’uscita.
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Si parla di nuovo di morte per cui ti mando solo un carissimo saluto, sai sono un po allergica a questa parola.Ciao.

il 31/08/2018 alle 21:38