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Pubblicata il 26/08/2018
La sera che me ne andrò,
perché sarà di sera
confido tu non sia troppo docile
nel divellere col sarchio l’ellera
affinchè l’avello sia compiuto
prima che in bottiglieria dalla pevera
l’ultima lacrima di mescita cada.
fino al venturo equinozio di primavera
accomiatati, trova riparo dall’autunno
e per tutto il solstizio d’inverno la sera
in canova ma quando le gelate avranno
lasciato il suolo spaccato e riciccia l’ellera
vi prego di venir ambedue con la marra
a svellere, con l’anima per dono della pevera
all’otre congetturo un po’ meno sdrucita.
e prima dell’estate somiglieranno a brughiera
i vostri cuori e auspico siate inclusivi: intridete
il tumulo di vino appagante più della preghiera.
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