Anche il sole impallidisce e mendica
alle nuvole di ritardare gli acquazzoni,
persino alle procelle pare doveroso rinculare
affinchè la brezza accompagni le emozioni
quando i cieli, imbarazzati da quel filo
di voce si soffermano per ascoltarti declamare.
ravviso nello spirito tuo le penose stimmate,
e cerco prospettive che ti appartengano, ove attraccare.
ti ho vista dolente nella tua maturità folle.
in un’ebbrezza infinita, e ammarare in un delirio lento.
auspicherei far parte del tuo durare troppo, di quelle radici
che stentano a mollare la terra, come le gavine il vento.
agogno alleviarti quella croce senza giustizia che è stato
il tuo manicomio, rivelatore della grande potenza della vita.
e sentirai lasciarti, nel tuo ultimo giaciglio, la sensazione
di non riuscirti a spegnere aprendo piano le dita.