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Pubblicata il 14/12/2017
- colui che tra tarme di penombra
ciabattava nel velluto sdrucito
sotto le volte di saldezza della cripta
era l'accorto mercante Aristomedes
immalinconito da talune incertezze
per certe transazioni d'oltremare

- andava recitando un mantra d'abaco
sulla contabile degli orci d'idromele
soffermandosi per intralci matematici
sul possibile il dovuto il pattuito
tra gli inciampi tediosi del decreto
che imponeva revisioni di stadere
misurando lo spazio angusto del ricavo
e invidiando la facoltà del suo gatto
d'annusare il varco verso al tornaconto

- con invidia premette lo stoppino sull'olio
per consegnare all'oscuro nella sua vista di vibrisse

- e dall'arco della boccadilupo intravide
in visione d'albeggiare tre figure e un asino

- 'oi barbaroi' sentenziò con umore di metecio
accarezzando l'arguzia del suo gatto
che si profuse in fusa arrotolate

17 luglio 2007 - 19 settembre 2009
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E.C. Clamoroso errore nella terzultima strofa il 'metecio' sta per 'meteco' (vedi) Chiedo scusa ai puristi

il 14/12/2017 alle 17:08

scusato

il 14/12/2017 alle 20:34

Sempre gradevolmente elaborati i tuoi versi, ma vergati da una mano autorevole.

il 15/12/2017 alle 14:17

Meteco (in greco antico: μέτοικος, métoikos, plurale métoikoi) è il nome che si dava agli stranieri greci residenti nelle città-stato greche per un periodo di tempo determinato (probabilmente un anno), wiki.... buon anno a tutti!!!

il 29/12/2017 alle 07:13