Questa è veramente poetica. Direi quasi epica. Non racchiusi nei gusci delle nostre temporanee mascherine che sondano i nostri piccoli Io a estrapolare minuzie da panificio che usa farina risapute ma allargare lo sguardo, renderlo planetario, prenderci sulle spalle il peso, la vergogna, il tremore e il timore e alzarsi sul cielo di Berlino o di Pest e guardare sotto l'incerata pietosa di un piccolo essere carbonizzato che sintetizza tutto il fenomeno della violenza risolto nella scomparsa. E la muta richiesta del morto per sempre, quasi da non vedente, che chiede nel buio sempre più fitto la via di casa amplifica il grido dei mille perché ci siamo trovati dentro un tank mentre fuori esplodeva la rabbia di un popolo che diceva di essere libero e non lo capivamo perché ci era stato detto che non era necessario capire quali Patti ci fossero dietro le missioni. Grazie.