era un’alba quando si è concepita la parola prima
rapidamente mutata in giorno affollato di tempi
troppo presto in partita doppia d’avere e rendere
quindi mutevoli inoltrarsi all’ombra dei nibbi
computisti di ampie circonferenze
su atti ponderati con buon senso
e dentro l’ascensore cromato diretto ai piani alti
delle analisi di processo - appuntato al bavero un cruccio -
congetture sullo sguardo della gerarchia che si autostima
responsabile finale
ma se era un’alba generatrice di concretezze
da cui ne conseguiva una certa regola ferma
qual è la ragione per cui si soffre dei suoi limiti?
forse è stato un qualche fascino l’abbaglio
non appare altra stupefatta spiegazione
se le parole erano sistemate nella corretta sintassi
e per questo s’appoggia la fronte ad un consenso
o si ricerca l’alba iniziatica della germinazione
03 settembre 2006 – 09 dicembre 2007
da Transiti di un travet